Parchi archeologici tra Catania e Taormina
Dettaglio
Non tutti i siti archeologici sono immersi nella natura, distanti chilometri dai centri cittadini. Alcune città hanno continuato la propria vita ininterrottamente, dalla loro fondazione fino a i nostri giorni. Non ci credete? Esplorando i due Parchi archeologici tra il catanese il messinese ionico ne avrete la conferma.
Cominciamo dal Parco archeologico e paesaggistico di Catania e della Valle dell’Aci, di recentissima istituzione (2019).
La prima tappa è proprio la città di Catania: i siti archeologici sono sparsi tra le vie della splendida città barocca.
Catania sopravvive all’Antichità, mantenendo immutato persino il nome della colonia greca, Katane, fondata poco dopo Leontinoi (cioè dopo il 729 a.C.). Passeggiare per Catania è come passeggiare nel tempo. Tra le nere chiese barocche e le ville, sotto lo sguardo vigile dell’Etna, la città svelerà ai vostri occhi anche le vestigia più antiche.
Partiamo dal Teatro antico e Odeion, tra le odierne vie Vittorio Emenauele, Crociferi e Teatro Greco: l’area presenza testimonianze dall’età preistorica e conserva i tratti dell’edificio teatrale, verosimilmente collegato al santuario di Demetra e Kore individuato nell’attigua via Crociferi. L’attuale struttura risale all’età romana e presenta diverse fasi costruttive, la prima risalente al I sec. d.C. Nelle vicinanze troviamo anche le Terme della Rotonda e le Terme Romane dell’Indirizzo. Le prime sono un vero e proprio esempio di palinsesto: su una struttura termale di I-II sec. di cui ad oggi si conoscono nove ambienti, dal VI secolo furono trasformate in chiesa, affrescata con immagini sacre; nel Settecento l’edificio fu abbellito con un nuovo ciclo di affreschi. Un discorso analogo si può fare anche per le Terme dell’Indirizzo, ubicate in piazza Currò, vicino al vecchio mercato del pesce, che traggono la loro attuale denominazione dal convento carmelitano di Santa Maria dell’Inirizzo, che ne incorporò le strutture. Di età imperiale, spicca una grandiosa copertura a cupola della sala a pianta ottagonale. Salendo verso Villa Bellini, percorrendo vie solite e abituali, fermatevi a osservare con attenzione Piazza Stesicoro: è l’anfiteatro romano (I sec. d.C.). Continuando a passeggiare verso Villa Bellini, sarà possibile far visita anche all’ipogeo romano, una monumentale tomba di età imperiale (I-II d.C.). Ultima tappa cittadina è la Mostra permanente Katane tra mito e rito, presso l’Ex Manifattura Tabacchi, che espone numerosi reperti del periodo greco tra cui vasi di produzione attica, statuine fittili e una selezione di oggetti votivi donati dagli antichi catanesi a Demetra e Kore.
Spostiamoci dal centro di Catania per andare leggermente a nord e raggiungere l’area archeologica Santa Venera al pozzo, ad Acicatena (CT). Posta su una verdeggiante altura a pochi chilometri dal mare, l’area si estende per nove ettari. L’insediamento nasce per la presenza di sorgenti d’acqua con proprietà termali, che favorirono la presenza umana sin dal tardo Eneolitico. Dal V sec. a.C. un centro cultuale legato a Demetra e Kore è testimoniato da statuette fittili delle due greche della fertilità. Dell’impianto termale si conservano numerosi ambienti, databili tra il I e il IV sec. d.C. In questa stessa area in epoca medievale fu edificata la chiesa di Santa Venera (XII secolo, tutt’ora esistente), santa legata alle miracolose guarigioni delle acque termali. Dal 1873 le acque di Santa Venera non verranno più sfruttate e le acque saranno convogliate nel moderno impianto delle Terme di Acireale.
Allontaniamoci adesso dalla costa per addentrarci nell’entroterra ed arrivare a Caltagirone: qui ci aspetta il Museo della Ceramica, all’interno del Giardino Pubblico. Il Museo fu istituito nel 1965, secondo in Italia dopo quello di Faenza. Le sue collezioni, principalmente costituite da vasi e manufatti in ceramica dal medioevo all’800 (non solo di Caltagirone), contengono anche materiale di interesse archeologico del territorio. Notevole è il rilievo in calcare da Monte San Mauro (di epoca greca) con coppia di sfingi attergate (540 a.C.); ma anche il grande cratere attico a figure nere con Gigantomachia sul lato A e la lotta di Eracle con il Leone Nemeo sul lato B; o ancora il cratere a calice attico a figure rosse che raffigura un vasaio intento a rifinire al tornio (una scena del tutto inusuale per una rappresentazione pittorica). Risalendo poi di nuovo verso nord raggiungiamo l’ultima tappa del Parco di Catania: Adrano, alle pendici dell’Etna. Qui è possibile visitare le Mura Dionigiane (IV-II sec a.C), cioè una parte della cinta muraria dell’antica Adranon; il Dongione normanno, un castello medievale che appare quasi all’improvviso in piazza Umberto e infine il Museo Regionale, con le sue collezioni di reperti archeologici delle pendici occidentali dell’Etna e della pianura di Catania.
Prima di tornare verso la costa, proseguiamo nell’entroterra, per una visita al Museo archeologico regionale di Centuripe (EN). Il Museo presenta la storia della città di Centuripe (celebre per le sue produzioni ceramiche) dagli inizi alla distruzione medievale, e ospita una notevole collezione di statuaria ed epigrafi, soprattutto di epoca romana. Uscendo dall’edificio è d’obbligo far visita ai siti intorno al borgo: le Augustali (edifici civili di epoca romana), la cosiddetta Dogana (struttura funeraria del II-III sec. d.C.), il castello di Corradino (maestosa tomba databile tra il II e il III sec. d.C), per arrivare infine alle splendide Terme romane di Contrada Bagni.
Siamo pronti ora per puntare nuovamente verso nord-est ed entrare nel Parco archeologico di Naxos e Taormina. Naxos, sul lungomare Schisò (Giardini Naxos) è la prima colonia greca di Sicilia, fondata nella seconda metò dell’VIII sec. a.C. Dell’antica città sono visibili i resti di 13 abitazioni della fine dell’VIII a.C., alcune fortificazioni del VI a. C. e il santuario dedicato a Hera o Afrodite. Sullo stesso sito è situato anche il Museo archeologico, le cui raccolte sono formate in massima parte da reperti dagli scavi qui condotti da oltre 50 anni. Una delle produzioni più rappresentative della città sono le antefisse (tegole scolpite e dipinte) a maschera silenica, qui custodite, che offrono una rilevante testimonianza della diffusione del culto di Dioniso. Prossimo al sito dell’antica Naxos è anche l’Arsenale navale, l’antica area portuale, che si estende a nord del centro urbano. Al suo interno trovavano ricovero le triremi, le più famose navi da guerra dell’antichità.
Passiamo ora nell’adiacente Taormina . La città non ha certamente bisogno di presentazioni e neanche il primo sito d’interesse archeologico che andremo a scoprire: il Teatro Antico. In posizione dominante sul crinale della collina è oggi celebre non solo per l’indubbia bellezza del panorama, ma anche per gli spettacoli che ogni anno lo riempiono. Con i suoi 109 m di diametro della cavea è, dopo quello di Siracusa, il teatro più grande non solo della Sicilia, ma della penisola italiana e dell’Africa. L’impianto originario risalirebbe al III-II a. C. La Casina degli Inglesi, già sede dell’Antiquarium ottocentesco del Teatro, ospita l’importante collezione epigrafica di Taormina.
Passeggiando tra le vie di questa splendida città, è possibile visitare anche l’Odeon, i resti di un tempio periptero, parzialmente inglobati nelle fondazioni della Chiesa di Santa Caterina; o le Terme, ubicate alle spalle della Caserma dei Carabinieri. Salutiamo quindi la costa con un ultimo sguardo alla celebre Isola Bella, uno dei paesaggi storici del Mediterraneo più suggestivi e rinomati (e frequentati, anche nell’antichità, data la mole di reperti archeologici sottomarini qui rinvenuti). Allontanandoci dal centro vedremo svettare il Castel Tauro, un complesso monumentale fondato dagli Arabi nel 902 sul sito in cui si trovava l’acropoli greca. È raggiungibile a piedi dalla Salita Castello in Via Circonvallazione o dalla Salita Branco in Via Dietro i Cappuccini a Taormina.
Stanchi? Non temete: ci siamo quasi. Un ultimo sprint per visitare gli altri siti compresi dal Parco: l’area archeologica di Francavilla di Sicilia, nel cuore della Valle dell’Alcantara, con i resti di una misteriosa città greca non identificata; e poi, più a nord, il Monastero e Chiesa Basiliana dei SS. Pietro e Paolo, a Castelvecchio Siculo, un Monastero fortificato (sì, di una fortezza militare si tratta e i monaci non erano attrezzati solo di saio e sandali, ma soprattutto con armi e spade) che esercitava funzione difensiva, il migliore in stato di conservazione della provincia di Messina
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