I vini del nord-est della Sicilia
Dettaglio
Zone Doc, Docg, vitigni autoctoni… da dove cominciare? Quando si parla di vini in Sicilia, si rischia letteralmente di perdersi! Qui ogni vino porta con sé i sapori, i colori e gli odori della zona di produzione. Non potrete dire di aver scoperto fino in fondo i luoghi che state visitando se non ne avete assaggiato prima il vino locale. Mettiamoci allora in marcia alla scoperta della Sicilia attraverso i suoi vini.
Partiamo dal nord dell’isola e quindi dalle isole, le Eolie: la prima zona DOC (“Denominazione di Origine Controllata”) che incontriamo è proprio quella della Malvasia delle Lipari. Un vino bianco composto da due uve autoctone siciliane, Malvasia di Lipari (fino al 95%) e Corinto nero (5-8 %), dal sapore dolce e aromatico. Famoso anche nella sua versione liquorosa o in quella da “passito”, chiamata così perché ottenuta da uve sottoposte ad appassimento naturale, e per questo con una gradazione alcolica maggiore (18%); da sorseggiare quindi a fine pasto, magari accompagnando della frutta secca. Rimettiamoci in cammino, pardon… in mare e approdiamo all’isola-madre.
Arrivati a Milazzo ci troviamo già dentro un’altra zona DOC, quella del Mamertino (o “Mamertino di Milazzo”) che abbraccia una parte del nord-est della provincia di Messina. Il Mamertino bianco è composto dalle uve autoctone siciliane Grillo, Inzolia (o “Ansonica”, minimo 35%) e Catarratto (45%). Dal colore paglierino, con riflessi verdolini (ambrati se nella versione “riserva”) ha un sapore secco ed equilibrato. Il Mamertino rosso è un blend formato anch’esso da uve autoctone: Nero d’Avola (o “Calabrese”, minimo 60%) e Nocera (minimo 10%), vitigno originario proprio del messinese. Il vino ha un colore rubino più o meno tenue (tendente al rosso mattone nella sua versione “riserva”) e un sapore secco, corposo e sapido. Ideale per accompagnare i piatti montanari a base di carne e formaggi, se vi trovate sui Nebrodi.
Ma questa stessa provincia vanta anche un’altra zona DOC, una delle prime in Sicilia, quella del vino Faro, prodotto nel territorio del comune di Messina. Il nome pare derivi dall’antica popolazione greca dei Pharii (da cui il nome stesso di Punta Faro o Capo Peloro), i quali, arrivati dalla Laconia, coltivarono le vigne sulle colline messinesi. Da Milazzo spostiamoci dunque a nord, verso lo Stretto, per degustare questo vino rosso che nasce dall’unione di caratteristici vitigni autoctoni: Nerello Mascalese (45-60%), Nerello Capuccio (15-30%) e il padrone di casa, il Nocera (5-10%). Non fatevi ingannare dal suo odore etereo e delicato: all’assaggio sarà secco e armonico. Un bouquet di odori e sapori unico, ideale per piatti di carne con aromi mediterranei, cacciagione e formaggi stagionati.
Scendiamo ora verso sud e fermiamoci sulle nere falde dell’Etna. Il contrasto visivo tra la terra scura e il verde rigoglioso dei castagni e delle querce vi lascerà a bocca aperta. Proprio qui, sull’Etna, la vite ha trovato condizioni ambientali particolarissime, arrivando a crescere fino a 1100 m s.l.m. La zona DOC Etna, che ricade interamente nella provincia di Catania, può per questo motivo essere definita come “un’isola nell’isola”, perché i suoi caratteri pedoclimatici la distinguono nettamente da tutto il resto della regione. La natura del terreno, strettamente legata alla matrice vulcanica, conferisce all’uva che qui si coltiva una particolare e gradevole sensazione, al gusto, di mineralità, contribuendo, specialmente nei vini bianchi, a migliorarne la longevità.
Pronti a degustare? Avete l’imbarazzo della scelta. Partiamo dall’Etna bianco, un blend formato dal Carricante (minimo 60%; 80% nella versione “superiore”), vitigno originario dell’Etna, e il Catarratto (da 0 a 40%), dal colore giallo paglierino con riflessi dorati e sapore secco e fresco. Lasciatevi poi stregare dai riflessi granata dell’Etna rosso (anche nella variante “riserva”), composto da uve Nerello Mascalese (minimo 80%) e Nerello Cappuccio (da 0 a 20%). Con le stesse uve viene vinificato anche l’Etna rosato, riconoscibile per il suo colore tendente al rubino e per il suo odore intenso. Per finire, se amate le bollicine, non potete perdere l’occasione di degustare l’Etna spumante, rosato o vinificato in bianco da uve Nerello Mascalese (minimo 60%), col suo sapore persistente, da brut a extradry.
Se avete ancora voglia di scoprire la Sicilia attraverso i suoi vini, questo è solo l’inizio. Rimettiamoci in marcia: direzione sud-est!
Se invece la vostra direzione è l’ovest, non preoccupatevi, avete ancora molto da assaggiare.
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