Grammichele

Dettaglio

Grammichele (Catania) rinasce per volontà del principe di Butera Carlo Maria Carafa, studioso, mecenate, amante delle scienze e delle arti. Egli pose la prima pietra poche settimane dopo l’orribile terremoto del 1693 che aveva completamente distrutto l’abitato di Occhiolà, poco distante da lì, le cui rovine sono ancora visitabili.

La sua splendida piazza esagonale, cuore della città, è conosciuta e studiata nelle facoltà di architettura e dai più insigni urbanisti, come l’intero impianto che vi si irraggia intorno. Il centro è occupato da un’enorme statua monumentale in bronzo dell’artista turco Murat Cura, parte integrante di una meridiana costruita con la consulenza del professore Giovanni Brinch, che raffigura un uomo inginocchiato, avvolto da una serie di cerchi che richiamano l’antica sfera armillare che lo imprigiona nel suo tempo.

La pianta della città, definita ad “exagonum” è stata tracciata su disegno del Principe in persona, con l’aiuto dell’architetto frà Michele da Ferla, su una lastra in ardesia ancora oggi conservata nel Palazzo di Città. Carlo Maria Carafa, dopo aver aiutato la popolazione stremata dal terremoto, ne pose la prima pietra con una grande cerimonia, alla presenza di nobili e religiosi, il 18 aprile 1693. Sull’ampia piazza esagonale si affacciano il Palazzo Comunale, progettato da Carlo Sada nel 1896, che conserva al suo interno un prezioso piccolo museo archeologico, e la scenografica chiesa di San Michele, la cui costruzione fu finanziata degli eredi del Principe di Butera.

Una statua in bronzo del Principe di Butera accoglie i visitatori nella splendida piazza esagonale di Grammichele, l’opera è posta su un basamento costituito da una serie di gradini che simboleggiano le virtù del sapere: filosofia, religione, scienza, politica, lettere ed arte.

Il monumento vuole elogiare l’amore di Carafa per la conoscenza. L’autore Paolo Guarrera ha voluto rappresentare il fondatore mentre, scendendo la scalinata, giunge al cuore della città. Si nota che la gamba sinistra sembra ancora posare su Occhiolà, seguita da un vuoto che simboleggia il terremoto e rappresenta un passato che non può più tornare, mentre la gamba destra è già protesa  alla discesa verso la nuova città che rappresenta il nuovo. Ai piedi della scala una targa in bronzo reca l’editto che il Principe pronunziò in occasione della posa della prima pietra.

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