Parchi archeologici di Gela, Morgantina e Villa del Casale
Dettaglio
La Storia come non l’avete mai vista, tra mura, ceramiche e mosaici perfettamente conservati. Un viaggio nel tempo che non ha bisogno di sforzi d’immaginazione: basta guardare!
Partiamo dal Parco archeologico di Gela. La città fu la prima colonia rodiocretese fondata in Sicilia nel 689-688 a.C. e divenne ben presto tra le più importanti dell’isola, fino a rivaleggiare con la stessa Siracusa. Le sue mire espansionistiche la portarono a fondare nel 581 a.C. Akragas (Agrigento) e successivamente ad estendere ancora di più il proprio dominio; fino poi alla conquista e distruzione subita da parte dei Cartaginesi nel 405 a. C. Ricostruita nel IV sec a.C. fu oggetto di attacchi da parte di Siracusa, per poi essere distrutta dal tiranno agrigentino Phintias nel 282 a.C. Degli antichi fasti oggi è possibile osservare le Mura Timoleontee, in Viale Indipendenza: un tratto dell’antica fortificazione (IV sec. a. C.) in ottimo stato di conservazione e tutt’oggi uno straordinario esempio di struttura a tecnica mista.
Raggiungendo il Corso Vittorio Emanuele si arriva all’Acropoli di Molino a Vento, un sito archeologico già occupato in età preistorica, poi modificato nel corso dei secoli. Accoglieva tre templi e, dal IV sec. a. C., anche quartieri artigianali. Sono visibili ancora le fondamenta, i resti delle abitazioni e una colonna dorica. Da visitare sono anche l’area archeologica dei Bagni Greci, in cui sono ancora visibili 12 delle 14 vasche della struttura, unico complesso termale in Sicilia, databile al IV sec. a. C.; e il Bosco Littorio, l’emporio dell’antica Gela, con strutture in eccezionale stato di conservazione. Prima di ripartire dalla città, una tappa obbligata è il Museo archeologico regionale di Gela, con i suoi reperti ceramici, bronzei e numismatici. Notabili sono i vasi corinzi e attici a figure nere e a figure rosse.
E a proposito di musei, il Parco comprende anche il Museo archeologico di Marianopoli, che illustra la civiltà del territorio di Marianopoli dalla preistoria all’età ellenistica, con riferimento ai due siti archeologici di Monte Castellazzo e Balate-Valle Oscura; e il Museo interdisciplinare di Caltanissetta, che mostra la storia degli antichi insediamenti del territorio urbano ed extraurbano del capoluogo e dei territori limitrofi.
Da Caltanissetta siamo già sulla strada per spostarci nel Parco Archeologico di Morgantina e della Villa Romana del Casale (EN). Partiamo senza dubbio dall’area archeologica di Villa del Casale, un sublime esempio di lussuosa villa romana con i suoi celeberrimi mosaici, perfettamente conservati. Prendetevi il giusto tempo per esplorare un vero e proprio miracolo di conservazione della Storia, nonché uno dei siti Unesco più visitati di Sicilia.
Speculare e complementare alla vita latifondiaria della Villa, poco più a sud, è l’area archeologica di Sofiana, nel territorio di Mazzarino (CL). La Villa del Casale rivestiva, cioè, la funzione di pars dominica (ossia di dimora ufficiale del proprietario), a Sophiana spettava invece il ruolo di probabile centro di svolgimento di attività produttive e commerciali, nonché la funzione di stazione di sosta lungo al via Catania-Agrigento per i viaggiatori alla ricerca di un riparo per la notte e di un cambio per i cavalli.
Passiamo poi al Parco archeologico di Morgantina, ad Aidone (EN). Morgantina è un caso raro in Sicilia di città abbandonata (la vita finisce nel I sec. d. C.) che non ha subito tutte quelle trasformazioni dovute alle sovrapposizioni storiche. La città è ancora in corso di scavo, ma è visitabile l’area pubblica con monumenti di età ellenistica, in particolare lo splendido teatro, una serie di case più o meno ricche e importanti edifici termali, ben precedenti a quelli noti nel mondo romano. Per una conoscenza più completa della storia di questa misteriosa località abbandonata, occorre fare tappa al Museo archeologico di Aidone: qui, al percorso informativo sul sito, negli anni si sono aggiunti diversi capolavori rientrati da importanti musei internazionali: come la coppia di Acroliti di epoca arcaica (teste, mani, piedi in marmo di un gruppo di Demetra e Kre); e l’imponente statua di Dea della fine del V sec. a. C.; il tesoro di argenti ellenistici; la testa di Ade in terracotta policroma del IV sec. a.C.
E, per restare in ambito museale, una tappa obbligata è il Museo interdisciplinare di Enna, in cui si raccolgono i reperti della città e del suo territorio, dall’età del bronzo e del ferro, ad una serie di terracotte di Demetra e Kore (che confermano il ruolo di questo culto nel periodo greco-romano, così come descritto da Diodoro e Cicerone), al materiale di epoca medievale dell’area del castello
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