Parco archeologico di Himera, Solunto e Iato
Dettaglio
La Sicilia è un enorme Museo a cielo aperto e con i suoi 14 parchi archeologici distribuiti su tutto il territorio regionale rappresenta (insieme alla Sardegna) il 30,7% delle aree archeologiche d’Italia. Se amate passeggiare nella Storia, curiosi di conoscere le antiche civiltà del Mediterraneo, siete nel posto giusto. In questo itinerario esploreremo il Parco Archeologico di Himera, Solunto e Iato, in territorio palermitano.
La prima tappa è l’area archeologica di Himera, in Contrada Buonfornello a Termini Imerese (PA). Città greca (di origine mista) fondata nel 648 a. C., ebbe un grande e rapido sviluppo edilizio e demografico. Protagonista di battaglie contro le popolazioni indigene dell’entroterra e contro i vicini Cartaginesi, dopo il 480 a.C. finì sotto l’influenza del tiranno di Agrigento, per poi essere conquistata e distrutta definitivamente dai Cartaginesi nel 409 a. C. Il sito si estende su un’area molto vasta e si divide nell’area archeologica della città alta e della città bassa.
Spostandoci leggermente verso ovest, nei pressi di Santa Flavia, sorge un altro sito del Parco: Solunto, uno dei tre centri in cui si ritirarono in Sicilia i Fenici all’arrivo dei Greci. L’area archeologica attuale comprende però solamente l’abitato di età ellenistico-romana, ricostruito sul vicino Monte Catalfano dopo la distruzione operata da Dionisio di Siracusa agli inizi del IV sec. a. C. Potrete passeggiare tra le antiche strade, osservare le vecchie abitazioni e la loro ricercatezza architettonica, nonché gli apparati decorativi pavimentali e parietali; e poi ancora le due cisterne pubbliche, le botteghe e la monumentale agorà (piazza). A nord-ovest dell’insediamento arcaico, in contrada Campofranco, è presente anche una necropoli che comprende 220 sepolture.
Entriamo ora a Palermo, per una tappa che non fa parte del Parco, ma che è veramente d’obbligo: il Museo Archeologico. Dal 1814 raccoglie le principali collezioni archeologiche e storico-artistiche di Sicilia (come le famose metope di Selinunte), ma anche reperti provenienti da Pompei e antichità etrusche. Tra le più importanti acquisizioni si ricorda quella della cosiddetta “Pietra di Palermo”, con iscrizioni geroglifiche, di importanza capitale per la storia egizia.
Allontaniamoci di nuovo da Palermo per andare verso l’interno, nella Contrada Perciana di San Cipriello (PA): qui ci troviamo nell‘Area Archeologica di Monte Iato, una delle più vaste della Sicilia, con un’estensione di oltre 200 ettari. Su questo vasto pianoro, a circa 850 m di altitudine sul monte Iato, si possono vistare i resti di una città fondata all’inizio del primo millennio a. C. da popolazioni indigene sicano-elime. Intorno alla metà del VI a. C. un nucleo di popolazione greca dovette stabilirsi nella città, come dimostrano il tempio di Afrodite e la numerosa suppellettile di produzione greca trovata in una grande casa arcaica a due piani con cortile. La città fu abitata fino ad epoca medievale: divenne roccaforte dei musulmani fin quando Federico II nel 1246 non la distrusse, deportandone gli abitanti in Puglia.
Oltre ai siti archeologici eponimi, il Parco archeologico comprende anche le aree archeologiche di Monte Maranfusa (Roccamena – PA, più a sud di Monte Iato), con i resti di un abitato che si può collocare tra la fine del VII secolo e il 480 a. C., e della Montagnola (Marineo – PA, tornando leggermente verso est), con i resti della città indigena di Makella. Se invece vi trovate ad Ustica, non perdete l’occasione per visitare il contesto archeologico più significativo dell’isola: il Villaggio preistorico dei Faraglioni che, grazie al suo ottimo stato di conservazione e all’enorme mole di materiale restituito, costituisce un esempio significativo e completo di abitato della Media Età del Bronzo (1400-1200 a.C.). Straordinaria è l’abbondanza e la varietà della suppellettile domestica restituita dagli scavi archeologici, in parte esposta nel locale Museo.
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