Cammini della fede: Itinerarium Rosaliae

Dettaglio

C’è un modo diverso di viaggiare, antico come l’uomo, ma che ci dà risposte sempre nuove: camminare. Lontano dalla frenesia delle città, dalle corse contro il tempo delle nostre vite affollate, camminare ci riporta in un solo tempo, che è quello della natura che ci circonda; che è quello dei pensieri che ci portiamo dentro.

In questo itinerario percorreremo un Cammino della fede, tra i più importanti di Sicilia: l’Itinerarium Rosaliae, ossia il tragitto che Santa Rosalia ha percorso, dall’Eremo di Santo Stefano di Quisquina (in provincia di Agrigento, dove si era rifugiata per dodici anni in seguito al rifiuto delle nozze palermitane) fino al Santuario di Monte Pellegrino (Palermo), dove la Santa tornò, per poi morire quarantenne nel 1170.

Che voi siate credenti o meno, non importa, perché «non c’è tristezza che, camminando, non si attenui e lentamente si sciolga» (R. Battaglia). Il cammino è percorribile anche in bici o a cavallo, ed è costituito da regie trazzere, mulattiere, sentieri e strade ferrate dismesse. Attraversa il Parco dei Monti Sicani, riserve e aree naturali, 14 comuni per circa 185 km. Vivrete un’esperienza immersi nella natura ma anche nella cultura, nelle tradizioni, nei sapori, nell’arte. 

Partiamo quindi dall’Eremo di Santa Rosalia, nel comune di Santo Stefano di Quisquina, sul Monte Cammarata (AG), la vetta più alta dei Monti Sicani. L’eremo, immerso in un bosco naturale di querce, è un monastero del ‘700 adiacente alla grotta nella quale ha vissuto Rosalia, che riporta ancora un’epigrafe della Santa scritta in latino. Da qui imboccate un sentiero che vi porterà a un ruscello di fondovalle. Guadato il corso d’acqua si giunge alla strada provinciale che vi condurrà verso l’interno, nelle contrade Castagna e Altavilla, dentro il Parco dei Monti Sicani. Giungerete quindi al Convento di Mélia, probabilmente un antico monastero basiliano, dove troverete piantagioni di azederac, l’“albero dei rosari” (perché coi noccioli dei suoi frutti, prima dell’invenzione della plastica, si costruivano i rosari). Da qui godrete anche della vista del lago Fanàco: sarete quindi in un posto che si presta naturalmente alla contemplazione e meditazione. Rimettiamoci in cammino e arriviamo al Borgo Riena, un borgo di epoca fascista, abbandonato dal 1950, in cui vi sembrerà di essere finiti fuori dal Tempo. Siamo nei pressi di Monte Carcaci: da qui, tra lecci e roverelle, si raggiunge il centro abitato di Prizzi, uno dei comuni più alti di Sicilia (996 m s.l.m). Costeggiate dunque il corso del fiume Raia verso il lago Gammàuta e arrivate e Palazzo Adriano, nella Valle del Sosio (una vallata di grande interesse paleontologico perché contiene tra i fossili più antichi e preziosi della Sicilia). Palazzo Adriano fa parte dell’eparchia di Piana degli Albanesi: di origini arbereshe, nonostante si sia perso l’uso della lingua madre (albanese del XV secolo) buona parte della sua popolazione mantiene ancora oggi il rito bizantino. Dirigiamoci dunque verso Portella Fontanelle e cominciamo a scendere verso il centro di Burgio; da qui poi, riprendendo la regia trazzera, deviamo in direzione ovest verso Portella Rossa. Immerso in un bosco di lecci e roverelle potrete visitare i ruderi del castello di Cristia, in località San Carlo, a 10 km da Burgio. Da qui la salita diventa impervia e ci porta verso nord, a Chiusa Sclafani, tra canyon e ciliegi, e il percorso si incunea tra le vie cittadine del borgo. Attraversandolo, saliamo ancora verso nord, puntando su Bisacquino, per poi seguire un’antica strada ferrata, che ci condurrà verso Santa Maria del Bosco (un’antica Abbazia benedettina) e poi fino alla stazione ferroviaria di Contessa Entellina, la prima colonia di fondazione albanese d’Italia (1450). Tra edifici religiosi di rito greco e siti archeologici, non perdete l’occasione per ristorarvi con un po’ di vino dell’area, una delle zone DOC della Sicilia occidentale

Seguiamo ancora la vecchia strada ferrata e, attarversando paesaggi agricoli, montagne e colline, raggiungiamo una regia trazzera che va fino a Ficuzza, un piccolo borgo incastonato ai piedi della rocca Busambra, che si gloria del monumentale Real Casino di caccia, un palazzo reale voluto dal re Ferdinando III a partire dal 1799. All’interno, sul lato destro del palazzo, troverete la chiesetta di Santa Rosalia. Attraversate quindi la Riserva Naturale Bosco della Ficuzza, con i suoi tipici gorghi (stagni temporanei) e dirigetevi verso il lago di Piana degli Albanesi, godendo di una splendida vista sulle vette della Moarda. Arriverete dunque al centro abitato di Piana degli Albanesi, il centro più importante e noto della comunità albanese di Sicilia. Uscendo dal paese proseguite in direzione della Riserva Naturale Serre della Pizzuta (altra Riserva naturale con le sue orchidee selvatiche e abitata da martore, donnole, volpi e uccelli di ogni tipo): incontrerete dapprima il rifugio Norina, poi il centro visitatori e il rifugio Pozzillo. Infine, dopo aver attraversato un fitto bosco, si giunge a Portella Pozzillo, da dove godrete di una vista mozzafiato su Palermo

Scendiamo adesso attraverso gli agrumeti della Valle dell’Oreto, direzione Monreale. Una tappa al suo celebre Duomo è d’obbligo. Da Piazza Vittorio Emanuele imbocchiamo una strada, risalente alla metà del ‘700, arricchita di splendide fontane di marmo e pietra, che collega la cittadina con Palermo. Giunti alla fine della strada, alle pendici di Monte Caputo, proseguite dritto puntando verso il mare, dentro la città di Palermo. Arriviamo dunque alla Cattedrale: nella navata destra, custodite in un’urna d’argento a forma di vascello, sono i resti mortali di Santa Rosalia, portati in processione per il famosissimo Festino. Dopo esservi persi tra le piazze, i monumenti e i mercati del capoluogo, dirigetevi verso il Parco della Favorita, polmone verde della città. All’interno del Parco incontriamo sulla via Bonanno, ai piedi del Monte Pellegrino, la scalinata borbonica con il suo lastricato: la famosa acchianata, la strada che i palermitani compiono per arrivare in cima, fino al santuario. Un percorso abbastanza ripido nel primo tratto, che diventa via via più dolce avvicinandosi alla meta. A 429 m di altitudine, vi troverete di fronte al Santuario, l’edificio costruito nel 1625, che vi introdurrà all’accesso della grotta in cui sono stati ritrovati i resti mortali della Santa. Nella grotta si respira un‘atmosfera mistica e di meditazione. Godetevi la meta raggiunta, perché adesso vi sentirete davvero cambiati. Se sia stata la vicinanza della Santa o il cammino stesso, appena terminato, spetterà a voi dirlo.

Per maggiori informazioni visita il sito dell’Itinerarium Rosaliae.

Web map regionale dei sentieri e dei percorsi per la mobilità dolce realizzata dal LabGis Osservatorio Turistico della Regione Siciliana in collaborazione con FIAB Sicilia e CAI Sicilia.

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